Salici, tigri e persone sbadate

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#51

Improvvisamente Adele è cambiata; ha iniziato a trascorrere sempre più tempo seduta in cortile a fissare con lo sguardo i grandi salici vicini al pozzo. Non viene più a passeggiare con me, Pilade e Massimo Valerio; e quando la chiamo mi risponde con un sorriso dolce, poi scuote leggermente il capo e resta seduta là, a fissare quei grandi salici. Mi ricorda mia madre.

Lei amava molto gli animali; ne aveva sempre avuto qualcuno anche prima di sposarsi. Ma con il passare del tempo, la sua passione superò ogni limite e oltre ai gatti e ai cani decise di portare nella villa dove abitavamo anche due tigri. Chiese a mio padre se egli fosse d’accordo per quel genere di acquisto e lui le disse di essere assolutamente contrario; non voleva animali feroci vicino casa. Per questo motivo, quando le tigri vennero consegnate alla villa lei le fece nascondere nella parte più lontana dei loro edifici, all’interno di una rimessa che non veniva mai usata. Mio padre, a quel punto, avrebbe preferito sapere dove erano sistemate le tigri, ma lei gli disse solo che doveva stare tranquillo e di non preoccuparsi; gli animali, un maschio e una femmina, erano rinchiusi in due gabbie sicure e non c’era quindi da temere alcun pericolo.

Ma mio padre non era per niente tranquillo perché conosceva bene mia madre e sapeva che era una persona molto sbadata. Lui era anche consapevole che la loro tenuta era molto grande e non si poteva mai sapere cosa potesse accadere in qualche angolo lontano; lo aveva ripetuto un sacco di volte anche a mia madre: poteva verificarsi un crollo in un’ala in cui nessuno andava mai, e gli animali si sarebbero potuti trovare improvvisamente liberi. Le chiese molte volte, e in molti modi diversi, di far portare via le tigri, ma ogni volta lei diceva che dovevano e potevano restare dov’erano. E ovviamente non diceva mai dov’erano. Mio padre, a quel punto, decise di fare delle ricerche per conto proprio perché era sicuro che la storia delle tigri sarebbe andata a finire male. E purtroppo aveva ragione.

J. Iobiz

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