Tra i detrattori non riluttanti ci fu Vladimir Nabokov: come noto, definì “Delitto e castigo” una spaventosa tiritera, confessò di disprezzare “I fratelli Karamazov” e di non sopportare tutto il mediocre congegno dostoevskiano, alimentato da dispositivi triti, da una grave mancanza di gusto e di stile, da orride sbrodolate a cuore aperto, da un intollerabile sentimentalismo e da un perverso piacere nel crogiolarsi nelle disavventure umane, che Dostoevskij osservava come un entomologo masochista, in ossequio a un gusto – scriveva – “da novella sentimentale”.
[Dal articolo “L’indecente Dostoevskij” di MARCO ARCHETTI sul Foglio del 10 APR 2021]