Vogliamo parlare della solitudine del primo numero?
Avete mai pensato a cosa deve aver provato? Non si sa cos’era, e neppure lui poteva saperlo; pari o dispari, intero o frazione, razionale o irrazionale, reale o immaginario? Forse era un numero periodico, e ritornava solo una volta alla settimana oppure ogni due secoli; chi può dirlo visto che nessuno sapeva contare?
Io me lo immagino mentre guarda davanti e poi dietro di sé e non vede niente e nessuno che potesse somigliargli. Non sappiamo neppure più o meno quanto fosse grande, ma non sappiamo neppure se più o meno esistessero già, considerato la loro inutilità senza avere nessun numero da sommare o detrarre. Anche scrivere doveva essere un bel problema; le doppie, per esempio, come si faceva a contarle? Sgabbbello poteva andar bene come Fabbietto. Si fa presto a dire la solitudine dei numeri primi.
Si fa presto a dire la solitudine dei numeri primi; ma della primitudine dei numeri soli, della numerazione di primi soli e della solitudine dei primi numeri, ne vogliamo parlare?
La solitudine dei numeri, di tutti gli infiniti ipotizzabile, m’appare evidente nello sguardo dei miei alunni quando spiego loro un nuovo argomento.
"Mi piace"Piace a 1 persona
dai, la vergine ignoranza è una bellezza
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ne sono estasiato.
"Mi piace"Piace a 1 persona