La verità è che sono solo i nostri occhi e il nostro cuore a farci apparire una cosa, un libro o un’introduzione bella o brutta – e se è bella allora va bene ugualmente anche se è un po’ troppo lunga. Perché la bellezza salverà il mondo, come affermò uno scrittore russo famosissimo, e si fermò qui, non disse mica: “La bellezza salverà il mondo, se non è troppo lunga”. No, di quanto dovesse essere lunga o corta la bellezza non disse niente e non parlò neppure, almeno per quanto ne so io, di quanto dovessero essere lunghe o corte le introduzioni, che mi pare sia un argomento piuttosto ignorato dall’intera letteratura.
Ho anche provato a cercare un manuale che spiegasse quanto deve essere lunga un’introduzione ma non ho trovato niente; anche se devo dire di non amare molto i manuali; perché, dico, a cosa servono? Certe cose o ce le hai in testa o non ce le hai; qualcosa da dire, per esempio, mica la puoi trovare scritta su un manuale!
Certo, se uno ha qualcosa da dire e si mette a scrivere un libro e poi si perde dietro alla scrittura dell’introduzione, forse gli potrebbe far comodo un buon manuale di come si fanno le introduzioni. Ma vi assicuro che non se ne trovano; di come si scrivono gli incipit, in giro sul web e sui libri e le riviste, ne puoi trovare una infinità, ma sulle introduzioni nulla.
Tanto è vero che ho pensato: stai a vedere che tanti libri che sarebbero potuti diventare famosi non sono mai stati completati perché i loro autori si sono smarriti nella stesura di introduzioni bellissime, ma estenuanti, perché non avevano a portata di mano un manuale ben fatto.