Da Bakhmut a Mariupol, fino a Cutro

Da giorni russi e ucraini si stanno uccidendo a Bakhmut; lo hanno fatto pochi mesi fa a Mariupol, lo hanno fatto in chissà quante altre città di cui non conosciamo neppure il nome e continueranno a farlo grazie alle armi che gli inviamo sempre in maggiore quantità; fino a quando?

Una guerra di difesa, l’unica guerra che è moralmente giustificabile, si può combattere se si pensa di vincerla, oppure perché si ha paura di perdere qualcosa per sempre – e l’unica cosa che si può perdere per sempre è solo la vita, la propria oppure quella di altri uomini che hanno la colpa di appartenere a un gruppo etnico, politico, sociale o religioso preso di mira da qualche tiranno di turno. Ogni altro obiettivo o scopo, compreso quelli davvero importanti come la libertà, la democrazia e l’indipendenza, può essere riconquistato, non è perso per sempre; è giusto difenderlo, ma non necessariamente e solo con la guerra. Nelson Mandela, Gandhi, Martin Luther King, Solidarnosc, Giovanni Paolo II ce lo hanno insegnato.

Occorrerebbe ricordare le parole di Cicerone, e cioè che “Una pace ingiusta è migliore di una guerra giusta”.

La Russia di Putin non aveva (e non ha) tra i propri obiettivi lo sterminio di uomini e donne appartenenti a determinati gruppi etnici, politici, sociali o religiosi.

E non era nelle previsioni degli addetti ai lavori che l’Ucraina potesse vincere questa guerra contro un avversario più forte di lei. Chi ha convinto gli ucraini di una possibilità di vittoria contro la Russia ha fatto un calcolo malevolo e cinico. Tutti coloro che si professano alleati dell’Ucraina, e fanno passerelle sorridenti con il Presidente Zelensky, farebbero bene a ricordare che quando gli Alleati liberarono l’Europa dai tedeschi lo fecero mandandoci a morire i propri soldati – oltre che fornendo le loro armi. E l’esercito alleato era superiore come mezzi e uomini a quello nazista e non esisteva la bomba atomica.

Se oggi si è deciso di non inviare soldati – e credo sia stata una decisione saggia – bisognava anche avere il coraggio e l’onestà intellettuale di scoraggiare gli ucraini dall’intraprendere questa guerra. Invece, l’Occidente li ha illusi. Rischiamo di passare alla storia come corresponsabili di questa nuova inutile carneficina.

Allora, mi chiedo, gli oltre duecentomila morti, gli otto milioni di sfollati, le distruzioni, il dolore e i migliaia di feriti a cosa sono serviti?

Davvero l’integrità dei confini e il diritto internazionale valgono tutte queste vittime? E se così fosse, negli altri 59 conflitti che in questi stessi giorni sono in corso, da che parte stiamo? Siamo sicuri di stare sempre dalla parte del diritto internazionale e dell’integrità dei confini? Potrei citare la Palestina, la Libia, l’Iraq, la Siria e forse anche… ma non lo faccio perché sarei accusato di essere amico di Putin.

Per questi motivi, più che un’Alleanza Atlantica servirebbero alleanze pacifiche, e invece di aumentare le spese in armamenti occorrerebbe investire in un futuro di pace, magari destinando il 2% del PIL a piani di sviluppo e di cooperazione per la stabilità nelle aree più critiche come il Sahel o il Medio Oriente. Sicuramente avremmo un futuro migliore con meno tragedie come quella di Cutro.

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