Di tutte le volte che siamo stati al mare
nella nostra ultima estate
una ricordo più di ogni altra.
Un pomeriggio di ottobre
con il mare sornione senza un’onda,
una vela o una bagnante.
Verso sera rimanemmo soli sulla spiaggia
e mi tornarono in mente certi giorni d’agosto
quando vi restavamo fino a notte.
Sfollati gli infiniti bagnanti,
scomparivano anche le ultime voci,
le urla e ogni altro piccolo rumore,
e il mare riprendeva a respirare.
E se chiudo gli occhi,
mi sembra di udire
nel pacato suono delle onde
il sommesso scandire del respiro del mare,
simile a un enorme animale ferito
finalmente libero
da nugoli di cavallette impazzite.
Il cielo e il mare tornavano ad abbracciarsi
e cancellavano la linea dell’orizzonte
che fino a un momento prima
li aveva divisi.
Si riunivano in quel silenzio
di nuovo raccolto
e non aveva nessuna importanza
sapere che sarebbe arrivato presto
un altro giorno, e un novo orizzonte
li avrebbe nuovamente divisi.
Diego Osvaldo Ardiles
Bellissima!!!
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Grazie; ad Ardiles farà molto piacere sapere che le sue suggestioni sono condivise. Le parole hanno sempre bisogno di cura, attenzione e tempi giusti: sono come il cibo, non esistono piatti che piacciono a tutti e non tutti i momenti sono giusti per apprezzare del cibo. Adesso è ora di cena, appunto!
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È proprio vero … e lo sappiamo che il momento più bello è osservare il mare e il cielo che si uniscono nel più assoluto silenzio e in solitudine. Lo facciamo nostro quel momento ma in realtà è solamente il loro …
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L’ha ripubblicato su Jakob Iobiz.
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