All’improvviso ha gettato il cappello per aria
e il vento glielo ha portato via
mentre il tempo gli portava via la vita.
Ora è fermo all’angolo della via e della vita
la fronte fugge da non sai cosa
le orecchie sventolano ai lati del viso.
La pancia spancia più del dovuto
e del voluto, senz’altro più del goduto.
Pagine e dita ingiallite, reparti e case imbiancate
vette e storie inviolate.
Qui è un triste andirivieni
dove è facile andar perduti
senza più venir trovati.
Il viso è fisso davanti alla tivù
come il quadro alla parete
e lo sguardo nel vuoto.
Come quel soprabito
disabitato appeso ad un attaccapanni di ferro
inchiodato ad una parete verticale.
Il muro scende a piombo
tra soffitto e pavimento,
croste e crepe, vicino ad un portaombrelli chiusi.
Uno specchio non pensa
ma riflette ora una immagine vuota
ora un vecchio ora un raggio di…
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