
Ciao mamma,
oggi c’è stato il funerale di Gino; non so se ti ricordi di lui. Io ero un po’ distratto e ho sbagliato; ho visto delle facce familiari e mi sono messo in fila, ma il funerale era quello di un altro. Avrei potuto proseguire, sai, per non fare brutta figura, tanto in paese ci si conosce tutti. Ma poi mi sono detto che era meglio di no e ho seguito il carro funebre di Gino.
Povero Gino che se n’è andato, ma anche poveri noi che restiamo qua. Siamo sempre meno, proprio come in una guerra. E non è vero che se ne vanno sempre i migliori: partiamo tutti, in ordine sparso, mica in fila indiana, ma prima o poi si parte tutti. E, invece, ad arrivare sono solo immigrati, neri, occhi a mandorla, slavi, e via di questo passo. Basta accendere…
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