IN SALITA SOLITARIA

Ieri un orso ha aggredito un pastore; l’uomo si è nascosto dentro un ricovero per il bestiame ed è potuto uscire solo grazie all’intervento dei suoi cani.

C’è chi vorrebbe cacciare e uccidere l’orso, chi vorrebbe fosse solo catturato e chi invece rivendica il diritto dell’animale a rimanere su quelle montagne che un tempo erano anche le sue montagne.

Lei ha ben chiaro cosa deve fare. Per un lungo tratto è salita senza incontrare nessuno, poi ha visto due pastori che attraversavano il torrente discutendo dell’aggressione compiuta dall’orso. Erano talmente presi dai loro discorsi che neppure si sono accorti della sua presenza.

Adesso la valle è interamente in ombra, stretta su ogni lato da alti monti scuri. Lei continua il suo cammino ai margini del sentiero, tra abeti e larici che puntano silenziosi verso il cielo. Passa davanti ad un vecchio fienile con le pareti sghembe e dopo un tratto di percorso più ripido riesce a raggiungere i pascoli alti.

Gli armenti sono stati tutti allontanati ma ci sono ancora le tracce del loro passaggio. Prosegue sino ad una radura. Nella semioscurità vede una massa scura: il grosso animale se ne sta disteso sul margine del prato che si apre in mezzo al bosco. Un robusto maschio ricoperto da un fitto mantello marrone. Il suo odore si confonde con quello di funghi e legna tagliata; lei fiuta ancora una volta l’aria fredda, poi si alza sulle zampe posteriori e si gratta la schiena contro il tronco di un abete. Dall’altra parte della radura le arriva un rauco saluto.

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