Per una volta almeno vorrei tentare di dar voce al non detto ed al non ancora letto, perché se è vero, come è vero, che è importante il contesto, è altrettanto vero che è ancora più importante il senza testo, così come credo lo sia il non ancora scritto che resta nell’aria sospeso, solo pensato magari immaginato.
Vorrei dedicare queste poche righe anche al detto fatto che appena fatto è quasi sempre da rifare e su cui ciascuno ha sempre qualcosa da ridire.
Perché se è vero, come è vero, che il testo è importante è altrettanto vero che se ne può, o se ne potrebbe con un po’ di buona volontà, spesso fare a meno.
Senza testo può rimanere, per esempio, ma non solo, la musica che se la cava molto bene, anzi forse meglio, senza parole.
Altrettanto si può dire per il silenzio che, da che mondo è mondo, non ha mai avuto bisogno di parole.
Oppure il pensiero, che a volte va, a volte viene ed altre volte va e viene senza fermarsi e trovar posto e posa nelle teste giuste: eppure non dice mai una parola, vola, con o senza ali dorate, sempre taciturno e inespresso.
La verità vera è che purtroppo, prima ancora di rimanere tutti senza parole, siamo già rimasti orfani di pensieri, di silenzio e buona musica.
L’immaginazione si è diradata lasciando il posto ad un unico solo pensiero riassunto nel pensiero cosiddetto unico; il silenzio è disabilitato, sostituito da un caotico leggero e pesante frastuono generale.
Il generale e ininterrotto caotico rumore che ci accompagna, bontà sua, 24 ore su 24, tutti i giorni e tutti i mesi dell’anno, senza sosta alcuna.
Tanto è vero, come è vero, che il silenzio e il pensiero, se si presentano da soli, adesso ci fanno pure paura.
Qualcuno deve aver scoperto che in un mondo globalizzato tacitare tutti è un’impresa impossibile; allora è molto più facile creare un bel rumore di fondo da alzare a suo piacimento così da rendere indistinti ed inutili, in un colpo solo, ogni singola espressione, lamento, contestazione, conversione o conversazione. Siamo quindi a rischio costante di essere frastornati, trasandati e lasciati senza pensieri.
Da questo a restar senza parole il passo è breve, specialmente se la gamba è corta e l’altezza modesta. Dunque è il mio un elogio al silenzio?
– Ma come – potreste dire – proprio adesso, proprio ora che è così facile potersi esprimere con internet, sms, msm, social network, Facebook, Twitter eccetera, come non era mai accaduto prima?
Sì, proprio ora; è adesso che dobbiamo recuperare l’innocenza, la vergine ignoranza del silenzio.
– Ma perché allora scrivi, perché tu per primo non te ne stai zitto e dai il buon esempio?
Giusto; è per questo motivo che, dopo queste brevi righe, potrei terminare qui. Potrei, dico, finire qui se io fossi, come invece non sono, del tutto coerente con ciò che penso.
Siccome non lo sono… continuo, ancora un po’, ma solo un poco, facendo soltanto una piccola raccomandazione.
Chiunque legga queste parole è pregato di farlo senza far rumore, a bassa voce, o meglio ancora in silenzio, solo con il pensiero, perché ogni altra parola finirebbe solo con l’aumentare un fondo generale ed ininterrotto di caotico rumore…
Nel medesimo modo, anche io tenterò di proseguire, seguendo solo… un filo di pensiero circondato dal silenzio, strappato dal contesto, libero di distendersi su un cuscino e riposarsi.
Finalmente libero nella sua ritrovata vergine ignoranza.