In seguito, quando erano passati diversi anni, riuscii a ritornare a Collina Isola, questa volta come turista.
Ricordo che era autunno; ogni zolla di terra era stata capovolta e si vedevano i fianchi spogli dei campi andare a incontrarsi tra di loro intorno agli argini dei piccoli botri, anch’essi completamente nudi, che scorrevano in basso. Non c’era un filo d’erba né un alberello e neppure un cespuglio; solo argilla bianca, bianca come la luna che vi si rispecchiava la notte.
Potei constatare che quello che mi aveva scritto Ascanio era tutto vero. Il manicomio era ormai completamente abbandonato. I muri di cinta erano in gran parte franati e gli edifici, austeri, con i loro pesanti ornamenti, bifore e stipiti prominenti, tetti con larghi spioventi e inserti di mattoni rossi mescolati a larghi paramenti intonacati a calce bianca, avevano tutti un’aria dimessa.