Sentii in seguito raccontare che lungo i viali interni dell’ex manicomio si potevano ancora leggere alcuni nomi famosi: Bianchi, Chiarugi, Verga, Zacchia, Krapelin, Morel, Morgagni, Koch, Biffi, Maragliano, Ferri, che detti tutti in fila in questo modo, a uno che non li aveva mai sentiti nominare prima, potevano anche sembrare i nomi di una formazione di calcio. Ma non si trattava di portieri, difensori o centravanti; erano invece i nomi degli edifici dell’ex manicomio di Collina Isola.
Grandi fabbricati austeri che avevano il loro nome impresso sulle facciate. Edifici con i muri scalcinati ma ancora qua e là dipinti di bianco, disposti uno accanto all’altro sul versante nord della collina: fabbricati tutti quanti più o meno abbandonati, alcuni fatiscenti, con delle grandi bifore senza vetri che sembravano occhi accigliati, sinistri buchi neri puntati sulla poca gente che ancora passava da quei viali dismessi.