Mentre Rachele era seduta sulla spalletta del ponte, con le gambe sospese nel vuoto, arrivò il giovanotto biondo; aveva l’aria di uno che andava in giro la notte con l’intento di salvare tutti quelli che si sedevano sulle spallette dei ponti per gettarsi nel fiume. E anche lui aveva l’aspetto di una persona normale, perché certe stranezze ognuno se le tiene dentro, gelosamente custodite.
Il ragazzo non le disse nulla, non pronunciò una parola. Allungò all’improvviso una mano per invitarla a rientrare con le gambe dalla parte interna del parapetto ma il suo fu un gesto maldestro che si trasformò in una spinta verso il vuoto.
Di tutto questo Rachele non era sicura al cento per cento. Forse non fu lui a sbilanciarla, fu piuttosto il cedimento improvviso di una pietra su cui aveva appoggiato i piedi. Ma forse non furono né quel tizio che era appena arrivato né la pietra inaffidabile, ma fu un colpo di vento fortissimo e inatteso; ecco sì, forse andò in questo modo, fu un colpo di vento a farla cadere nel fiume. O qualcos’altro che lei non avrebbe saputo dire. Fatto sta che cadde giù.