Ripropongo, in particolare per coloro che non hanno letto il libro e seguono da poco tempo il mio blog, alcune parti del libro La vita è solo una malattia mortale sessualmente trasmissibile? – Ed altri dubbi metafisici da annegare nell’amicizia e nel vino rosso. Il testo si apre con una parodia, una riproduzione ironica della cronaca del tentativo dell’autore, cioè io, di scrivere un’introduzione al romanzo che ancora non avevo steso. Ora non sono arrabbiato, anzi sono piuttosto tranquillo e sereno, ma quando iniziai a scrivere ero in uno stato d’animo diverso, e il libro infatti cominciava così:
I
Scrivere fa bene
Quando sono arrabbiato vedo tutto nero e, anche se il nero è un bel colore, va a finire che non vedo più nulla. Figuriamoci se è il caso, addirittura, di cominciare proprio ora a lavorare al mio nuovo libro come invece vorrei fare io.
Che invece, se non sei arrabbiato, per scrivere un libro non ti serve quasi nulla: basta un computer, una storia che non sia ancora stata scritta, o almeno che non sia stata scritta nel modo in cui la vuoi raccontare tu, e la voglia di raccontare. Qui per me, però, nasce già un problema: perché io il computer e la storia ce li ho, ma è la voglia di raccontare che a volte ce l’ho e a altre volte no. Mi piacerebbe poter dire solamente due o tre cose e che si capisse subito tutto quello che voglio dire; e non dover star lì a raccontare tutto quanto per filo e per segno. Di questa cosa ho anche parlato con un mio amico scrittore, e lui mi ha detto che non si può scrivere se non si ha voglia di raccontare; e non basta, si deve raccontare in modo che chi legge possa capire ciò che si vuole dire; occorre cioè mettersi nei panni di chi legge. E io ho pensato: come si fa a mettersi nei panni di chi legge?
II
Come fai a metterti nei panni di chi legge?
E io ho pensato: come fai a metterti nei panni di chi legge? Ma li avete visti quelli che vanno alle presentazioni dei libri o che frequentano le librerie o le biblioteche; non ce n’è mica uno uguale a un altro. Come si fa a scegliere? Secondo me quella che mi ha detto il mio amico scrittore – e cioè che per scrivere occorre mettersi nei panni di chi legge – è una di quelle cose che si dicono perché si devono dire, ma poi ognuno fa come gli pare. Comunque, riguardo al mio nuovo libro, credo che quando una storia buona ce l’hai, lo disse anche un famoso regista di Livorno, sei già a metà strada, perché non puoi fare altro che renderla peggiore. Forse non disse proprio così ma qualcosa di molto simile. E, infatti, la mia paura è proprio quella di renderla più brutta, questa storia, e forse è per questo motivo che sono qui che indugio e non ancora scritto niente riguardo alla storia di cui parla il libro. È chiaro, queste righe non faranno parte del libro, questa sarà solo la bozza della sua introduzione, ma è uguale, perché uno che sa scrivere nell’introduzione scrive qualcosa che parla del contenuto; e se è un romanzo, come quello che intendo scrivere io, parla un po’ dei personaggi, dei luoghi dove è ambientato il romanzo, del periodo storico e dei motivi che lo hanno spinto a scrivere. Non come ho fatto io fino a questo punto. Ecco, mi sa che è meglio se il libro inizio a scriverlo domani, e magari lo faccio senza introduzione.
P.S. Il Regista di Livorno, ovviamente, è Paolo Virzì
E non ti do torto perché nei periodi miei bui in questi ultimi mesi devo dire che sono stata malissimo infatti mi sono dato uno scossone e quantomeno ho ripreso a scrivere sul mio blog! Egregio ti auguro un buon anno e che sia prolifera e soddisfacente🙂
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Grazie ho visto che hai ripreso fai bene. Buona musica e buona vita 🎼🎶🍾
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