Io l’ho conosciuto personalmente il grande Andrea Bocelli. Ho ancora le prove, cioè delle casette musicali che contengono le canzoni che andavamo a registrare a San Pierino, vicino Fucecchio, in uno studio che se ricordo bene era di un certo Vessella. Partivamo il pomeriggio da La Sterza, dove Andrea viveva, e andavamo con la Mercedes 220 diesel bianca di sua madre, guidata di solito da un giovanotto che rispondeva al soprannome di Boby, o qualcosa del genere. A quel tempo, Andrea non era famoso, era solo uno che provava a diventare famoso. Registrava le canzoni che componeva da solo ispirandosi, secondo lui, a Edoardo De Crescenzo, mentre a me pareva che somigliassero di più a quelle di Sergio Endrigo. Più tardi iniziò a studiare il canto lirico e poi ci furono i concerti con Zucchero Fornaciari in cui sostituiva Pavarotti in Miserere e poi è diventato quello che è oggi. Bravo Andrea, di strada ne hai fatta tanta e bella, e partendo da un posto sconosciuto, in culo al mondo. Perché se diventi famoso non conta più niente essere nati a Lajatico a Brembate o a New York, ma se rimani uno sconosciuto un po’ di differenza la fa, e come.
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