Magazine Alessandria today - Pier Carlo Lava

Paolo Mieli, ospite della Gruber alla trasmissione Otto e Mezzo, critica chi avrebbe desiderato che l’Ucraina avesse avuto un atteggiamento remissivo, di resa, nei confronti dell’aggressione russa allo scopo di evitare la guerra. Secondo lui non si è mai visto qualcuno che si dichiara sconfitto prima di essere stato battuto, e tantomeno è lecito chiedere una cosa del genere.
La sua affermazione mi ha fatto venire in mente quello che diceva Winston Churchil: “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.” Non condivido questa frase ma è interessante il paragone tra guerra e calcio.
No, carissimo Paolo Mieli, in Ucraina non si sta giocando una partita di calcio. Alla fine della guerra in Ucraina, nessuno di quelli che l’ha combattuta o subita tornerà a casa dopo aver fatto una bella doccia calda.
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Mi spiace dirlo, ma la tua è una visione del tutto personale e al di fuori di ogni senso di pietà verso un popolo che non vuol essere sottomesso. In compenso ti dichiari sostanzialmente favorevole all’aggressore.
Paolo Mieli ha ragione. Lo dico visto che tu mostri di non averlo capito.
Ed è del tutto inutile che ti nascondi (o cerchi di giustificarti) scrivendo, come hai fatto altrove, “Post controcorrente”.
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Ho pubblicato un altro post adesso. Io sto dalla parte degli ucraini, ma di quelli più deboli. Lo ha spiegato molto bene Carlo Rovelli in una sua intervista. Tutto questo interventismo, questo “armiamoci e partite” non mi piace per niente, questo giustificazione, anzi esaltazione della guerra, non la posso condividere.
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