Vorrei in dono
non conoscere la paura
e che Tu ascoltassi
veramente le loro pene.
Hanno avuto la notte
come sorte
e come compagni
tristi ammansiti,
sommessi poeti
coi sedativi nei bracci.
Devastanti follie,
sbarre allucinate del martirio.
Dolore mai sazio
di lacrime infinite
e ferite. Voi, o Dio,
li annegate di ricordi.
Il sole e il temporale si spiegano
e poi d’oro nel cielo
il sereno riappare
ma per loro il sole
non brilla mai.
Volano gli angeli
scelti nel vuoto
ma il loro volto
non splende mai.
Capire che ci si è persi
anche solo dalla musica,
non servono le parole.
Scende il cielo
ma loro non svaniscono mai.
Il sole, ancora il sole
e il temporale con la sua voce
e poi loro…
ancora loro.