L’altra notte sono rientrato molto tardi e lui era lì, tranquillo, sistemato sull’argine della strada a mangiare ai piedi di una quercia non so quali radici. Mi fermo, lui mi guarda e fa alcuni passi in avanti. Faccio alcuni metri e poi arresto di nuovo l’auto.
Mi osserva con l’occhio sinistro, poi avanza ancora un po’. Lo seguo restando in auto e lui allora se ne va scocciato addentrandosi nel bosco e scomparendo dietro la grossa quercia.
Riprendo finalmente possesso della mia proprietà, ma non sono tranquillo.
So che mi sta osservando nascosto dall’oscurità.
Stasera l’ho incontrato di nuovo. Il cinghiale era fermo in fondo alla strada. Da come mi guardava m’è sembrato che lo sapesse anche lui che non mi riesce più scrivere nulla. Con quel suo occhio sinistro sembrava che mi dicesse:
– Non te la prendere, lo fa anche a me.
E io gli avrei voluto chiedere:
– Ma che fai, scrivi anche tu?
Ma era già andato via.
Magari un’altra volta.