È vero, però, che si può rimanere prigionieri, oltre che delle parole, anche delle idee, e queste possono trasformarsi talvolta in ossessioni; ma per uno scrittore questo non è sempre un male. Perché se non hai un’ossessione tutta tua va a finire che ti riempi la testa con quella di qualcun altro, che secondo me è molto peggio.
Io, per esempio, non sopporto i libri che parlano di: commissari, poliziotti, assassini, avvocati, fratelli di principi, persone famose perché si fanno selfie, cani, gatti o di come si cucina la roba da mangiare, che invece sono un genere di libri che li trovi sempre in cima a tutte le classifiche dei libri più venduti.
E a volte, mi viene da pensare che se, tra duecento o trecento anni, qualcuno cercherà di capire come vivevamo oggi, e per farlo leggerà i titoli dei libri che sono in cima alle classifiche dei libri più venduti penserà che in questi anni ci doveva essere un mondo pieno di commissari, poliziotti, assassini, avvocati, fratelli di principi, persone famose perché si fanno selfie, cani, gatti o gente che passava tutto il giorno a cucinare roba da mangiare.
Che, forse, oggi è anche davvero un mondo fatto così.