Di tutte le volte che siamo stati al mare
nella nostra ultima estate
una ricordo più di ogni altra.
Un pomeriggio di ottobre
con il mare sornione senza un’onda,
una vela o una bagnante.
Verso sera rimanemmo soli sulla spiaggia
e mi tornarono in mente certi giorni d’agosto
quando vi restavamo fino a notte.
Sfollati gli infiniti bagnanti,
scomparivano anche le ultime voci,
le urla e ogni altro piccolo rumore,
e il mare riprendeva a respirare.
E se chiudo gli occhi,
mi sembra di udire
nel pacato suono delle onde
il sommesso scandire del respiro del mare,
simile a un enorme animale ferito
finalmente libero
da nugoli di cavallette impazzite.
Il cielo e il mare tornavano ad abbracciarsi
e cancellavano la linea dell’orizzonte
che fino a un momento prima
li aveva divisi.
Si riunivano in quel silenzio
di nuovo raccolto
e non aveva nessuna importanza
sapere che sarebbe arrivato presto
un altro giorno, e un novo orizzonte
li avrebbe nuovamente divisi.
Diego Osvaldo Ardiles
Vale lo stesso commento di 3gg fa 😊 e… recitate.., son tutta un’altra storia. Grazie.
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L’ha ripubblicato su Jakob Iobiz.
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