Quando la crisi economica investì Sloth City, io avevo quasi trent’anni. Improvvisamente tutte le attività rallentarono fino quasi a fermarsi. Cattive notizie arrivavano ogni giorno dal mondo della finanza; tante fabbriche chiusero i cancelli e licenziarono operai e impiegati. Anch’io persi il lavoro senza riuscire a trovarne altri.
Le borse iniziarono a fare l’altalena tutti i giorni e nessuno era capace di comprendere da chi fossero spinte e fino a quando e sino a dove sarebbero proseguite le loro oscillazioni. C’era chi diceva che dietro a quegli imprevedibili movimenti ci fosse qualche oscuro manovratore, altri accusavano i cinesi e altri ancora si dicevano certi che si trattasse dei russi. Ma c’era anche chi sosteneva che le borse avessero ormai imparato a spingersi da sole, su e giù sull’altalena, come fanno i bambini piccoli quando diventano un po’ più grandicelli e capiscono che possono star seduti e contemporaneamente toccare il terreno con la punta dei piedi.
Insieme alla crisi arrivarono i giorni dell’incertezza e dell’insicurezza. Nacquero e si diffusero mille piccole nuove paure. E io mi domandavo cosa sarebbe accaduto se fossero arrivate delle paure ancora più grandi e se avessimo aggiunto alle nostre paure anche quelle di qualcun altro. E della paura di aver paura, che spesso mi assaliva, cosa sapevo di preciso? Era reale oppure no?
Se almeno si fossero potute misurare le paure! Ma non esisteva una scala adeguata per misurarle; se fosse esistita una scala di quel tipo, e se io non avessi avuto timore di salirla, una volta arrivato in cima avrei potuto guardare in faccia tutte le mie ansie, le fobie e le angosce; e forse avrei potuto rivelare a tutti come stavano esattamente le cose.
Sia come sia, fu in quel periodo, quello della crisi, che Lui, il Noise flow, fece la sua comparsa.
(continua)
J. Iobiz
L’ha ripubblicato su J. Iobize ha commentato:
Mi ero dimenticato di segnalare che il brano pubblicato è solo la prima parte del racconto.
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