«Ma cosa è successo, è tutto diverso», aveva chiesto Martin alla sorella.
«Martin, sono cambiate molte cose mentre tu non c’eri» gli aveva risposto lei tenendogli il volto racchiuso tra le mani.
«Sì, ma le case, il paese, la gente; dove sono finiti tutti quanti?».
«Sali in auto», aveva detto sua sorella, e lui le aveva ubbidito, come quando erano piccoli.
«Vedi, sono tanti anni che sei lontano da casa».
«Sì, ma cosa è successo?» le chiese Martin.
La donna lo guardava e intanto si asciugava gli occhi con un vecchio fazzoletto di stoffa bianco.
La macchina imboccò una strada ancora più piccola.
«E le persone che ci abitavano dove sono andate?».
«E chi lo sa…».
«E babbo, mamma, i nonni perché non sono venuti?».
«Martin, ma non ricordi?».
In quel momento l’auto raggiunse un pianoro e la vista improvvisamente si aprì. Lui guardò l’immagine sfuocata di quella collina dilavata dal vento e dalla pioggia, le pietre appuntite, i giardini spogli e i muri abbandonati; poi il suo sguardo corse verso il crinale e scese nuovamente lungo i pendii erosi dall’acqua e dalle intemperie.
«Impossibile credere che prima…» sussurrò, e poi aggiunse: «chissà cosa ne pensa il nonno».
«Già, chissà cosa avrebbe pensato».
«E babbo, mamma…».
«Siamo arrivati. Andiamo a casa, Martin».