L’acqua portava via i bambini

Nel manicomio di Collina Isola il tempo non passava mai. Alla sera seguiva la notte con le sue luci gialle che impallidivano all’alba. Poi arrivavano nuovi mattini e nuove giornate e presto faceva ancora buio, prima che giungesse un nuovo giorno, quasi identico al precedente. Compresi in quegli anni che la morte non è come una faglia che interrompe la linea della vita, ma piuttosto un’ombra che le cammina vicino.

Dopo le mie dimissioni e la partenza da Collina Isola continuarono ad arrivarmi notizie da parte di persone che avevo conosciuto. Con il tempo, però, le notizie diminuirono e io non sapevo più se quelle poche che mi arrivavano fossero vere o false. C’era chi diceva che a Collina Isola non fosse rimasto nessuno; c’era chi giurava che lassù fossero rimasti solo i vecchi, perché i bambini e i ragazzi erano stati portati via dall’acqua che cadeva durante i monsoni – un tipo di vento che prima di allora nessuno sapeva neppure cosa fosse, poiché in quella parte di mondo i monsoni soffiavano soltanto dentro le pagine dei libri o dentro le televisioni. Quell’acqua portava i bambini e i ragazzi verso il fiume e il fiume li portava verso il mare dove poi rimanevano, crescevano, trovavano lavoro e mettevano su famiglia.

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