Dannate folle, infinite e intorpidite, affocate nel sudore, dove manca anche l’aria. Comparivano a devastarci improvvise, torride mani, feci di manicomio e spiragli di paradiso traslati insieme nel cielo, idee e follia in briciole odorose. Invano, nel manicomio barriere di fiori e di alloro arrestano i sogni che sempre fuggono alle spalle, come chimere di un incontro di festa.
Nudi pensieri sorridono dietro e dentro le sbarre nude, poesie e pietre piagate dal mistero, scritte nel vuoto da agenti di follia. Non amano l’elettrochoc i pazzi. Nessuno, ama l’avello detestato.
Un falò di luna ospitava una volta, prostitute per strada, ma ora è un falò spento.
(Ispirata alle poesie di Alda Merini )