
Non tutti gli abitanti del paese partirono, ci furono anche alcune persone che decisero di rimanere là in quella terra disgraziata; forse perché si erano ormai abituate a vivere senza bambini e la cosa non le disturbava più. Per cercare di colmare il vuoto lasciato dalla loro assenza, molti di coloro che rimasero si misero ad allevare piccoli animali di specie e razze diverse ai quali volevano bene come fossero esseri umani; dei bambini restò solo il ricordo e le immagini sui giornali o quelle che venivano trasmesse in televisione. E fu allora che accadde l’evento più inaspettato e inquietante.
Le persone che avevano deciso di non partire continuarono a invecchiare ma scoprirono di invecchiare a un ritmo molto più lento che in passato. Era come se per loro il tempo avesse rallentato il suo scorrere; esse diventavano più anziane, ma ciò accadeva molto, molto più lentamente. Anzi, a un certo punto essi ebbero la sensazione che il tempo si fosse addirittura fermato. Gli abitanti che erano rimasti nel paese, interrogandosi su questo nuovo fenomeno del rallentamento del tempo, elaborarono alcune teorie.
Una di queste, e forse la più condivisa, spiegava che il rallentamento del tempo era dovuto al fatto che non vi era più alcuna necessità che esso dovesse scorrere: siccome ciò che vive deve morire perché possa nascere altra vita, adesso che a nessuno era più assegnato il destino di nascere, in egual modo a nessuno toccava più il compito di morire. E così, nessuna di quelle persone che erano rimaste aveva più pensato ai figli, e il fatto che non ne nascessero più anziché una sciagura fu ritenuta da tutti loro una circostanza naturale, e in alcuni casi addirittura una benedizione. Chissà, forse saranno vivi ancora oggi!
Klara dice che sua madre è una delle ultime bambine nate in quel paese disgraziato e sopravvissute al destino di una morte precoce. Adesso, ogni volta che vedo un bambino piccolo, non riesco a pensare che sia un fatto così normale che la vita si sussegua tra nascita e morte e le persone invecchino per lasciare modo ad altre di venire alla luce.
Non sempre è così.
J. Iobiz
Davvero una narrazione stimolante intellettualmente, oltre che molto gradevole: grazie! 🙂
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Grazie a te, troppo gentile
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Tramandare significa scrivere una storia … basta un sopravvissuto perché ciò accada. Ci si adatta agli eventi che la vita ci presenta come un conti da pagare… ma se non c’è una memoria non c’è un passato.
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Se ci si adatta troppo si può anche finire per diventare egoisti come i vecchi di questo racconto. E il tempo si ferma, e con il tempo si ferma anche la vita. Si scrive tempo ma si legge vita
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Non li vedo egoisti… li vedo rassegnati loro si adattano e non si pongono più domande. L’egoismo è legato forse alla rassegnazione della non continuazione del loro gene …
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Bisogna vivere come si pensa, altrimenti, prima o poi, si finisce col pensare come si è vissuto. È una citazione di Bourget. Un po’ si adatta alla filosofia del racconto
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Questo significherebbe guardare al passato allora. Semplicemente non hanno più avuto… stimoli. Rassegnazione . Vivere per vivere ( egoismo) e non per creare il nuovo.
A quanto pare solo il tempo e le nuove generazioni straniere bonificheranno quella arida terra.
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In un certo senso quei vecchi siamo noi quando, dopo aver sfruttato la terra, non siamo disposti a fare cambiamenti e rinunciamo anche al futuro dei figli (che sostituiamo con piccoli idoli e generi di conforto).
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Per fortuna sono una minima parte quel tipo di “persone padroni” ancora. “padri padroni”.., oggi i figli il futuro se lo costruiscono anche e per fortuna da soli. Non condivido .., è un discorso molto ma molto da retrogrado… dal tempo in cui la donna non poteva fiatare … ed era sottomessa all’uomo. E i figli dovevano dolo ubbidire. Attenzione!: ti rispondo così perché tu hai scritto testuali parole “quei vecchi siamo “noi” quando dopo aver sfruttato la terra..”quindi tu parli al presente non parli del racconto in sé . Restami nel contesto del racconto. Racconto alla fine a me ha trasmesso l’attesa un nuovo insediamento, una nuova generazione straniera, che vivrà in quel contesto completamente rinnovato grazie al tempo lento che è trascorso perché nessuno è immortale in quel racconto, è solo lento a lasciare questa vita terrena.
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E ti dirò di più, quell’unica bambina diventata poi donna è colei che tramanderà la memoria di quel tempo… Lei e tutti quelli che sono nati da lei… Se così non fosse allora di questo racconto perdonami io non ho capito niente o meglio ho mal recepito un tuo pensiero fantasioso che tutto sommato corrisponde anche ad una realtà ben evidente in questo mondo
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Certo, il noi è collettivo non riguarda le donne. È che se non una generazione non “muore” non ne possono nascere altre. Questo per me è il senso del divenire; se “noi” prendiamo tutto dopo di noi non ci sarà più niente. Non lo pensi anche tu?
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Perfettamente consapevole che quel noi era un noi collettivo e asessuato. Esempio sulle donne è l’esempio più banale più comune è più semplice che mi è venuto in mente in quel momento.
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Se noi prendiamo tutto dopo di noi non ci sarà più niente… In un contesto materialistico ci posso anche stare in un contesto di vita, no perché non siamo in grado di prendere tutto perché c’è sempre qualcosa in più che ci viene data nel nostro tempo di vita e qualcosa di meno che ci viene tolta e quindi il paniere noi non lo riempiamo mai veramente. Io sono dell’idea che ignari noi lasciamo sempre briciole…
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Iobiz… Briciole uguale l’ultima bambina…L’ultima bambina tirato fuori la storia e Dalì per me c’è tutto un nuovo mondo da concepire a nuovo.
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Mi piace il tuo modo di scrivere. 👏🏻
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Grazie e anche a me il tuo, e l’interesse che ho visto hai per chi vive per strada
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Ho la fortuna di essere molto vicino al mondo di Scarp de Tenis, il più importante giornale di strada in Italia, è lì che “imparo” quella parte di mondo.
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L’ha ripubblicato su Jakob Iobiz.
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