(Cronache dal diario segreto – e se era rimasto segreto fino ad ora un motivo ci doveva pure essere! – del professor Storti)
Giunto alla partenza dell’autobus, vedo il Sette Barrato sfilarmi davanti agli occhi. Incurante della nutrita e teatrale malevolenza del pubblico antistante, il mezzo si allontana risoluto da me e dai poveri naufraghi rimasti sull’isola pedonale, tutti quanti inebetiti e rabbiosi avamposti, immagino, impegnati in quotidiane missioni impossibili, ma tuttavia urgenti e necessarie, simili alla mia.
Imitando gli altri malcapitati, come un eroe rimasto disarcionato dal proprio Ronzinante, nella fattispecie presentatosi sotto le sembianze del Sette Barrato, m’incanalo pedonalmente rassegnato verso la meta, così condividendo il destino di altri avventurosi condotti che marciano compatti come eterodiretti da loro invisibili conduttori.
(Continua? Ho paura di sì…)