Visite guidate e turisti curiosi

Da tre anni, ormai, faccio la guida turistica in questa città. Racconto ogni giorno, più o meno con le stesse parole, la sua storia a individui che incontro per la prima volta e che non rivedrò mai più. Durante questo periodo, tuttavia, ho dovuto più volte modificare diversi termini e adattare certe descrizioni perché questa città continua a cambiare, e io insieme a lei; avanziamo entrambi in una inarrestabile mutazione. 

In passato i suoi abitanti amavano definirla una città a misura d’uomo. Pare che la sua parte più antica sia stata realmente costruita rispettando le dimensioni dell’Uomo Vitruviano. Ma le prime smagliature nel pensiero dei governanti e degli architetti si verificarono fin da i primi secoli di vita. Subito dopo la sua fondazione emerse un dubbio: le misure dovevano proprio riferirsi a persona di sesso maschile oppure era possibile includere nel termine “Uomo” anche le donne? Non sarebbe stato ancora più interessante costruire la città prendendo le misure alle donne? Magari a quelle più famose o formose? I dubbi andarono aumentando con il passare degli anni: quali misure si dovevano utilizzare, gli indici o i pollici, tutta la mano o anche i piedi? Oppure i metri, ma non certo quelli di paragone, piuttosto quelli da sarto o a stecca, da muratori o architetti? E poi, quale scala di misura doveva essere utilizzata?

Ci furono interi quartieri realizzati utilizzando scale maggiori, perché era noto che si trattava di scale più allegre e ottimiste; non a caso erano state utilizzate per la famosa Marcia Nuziale di Felix Mendelssohn, o nella altrettanto famosa Primavera di Antonio Vivaldi. Ma quasi contemporaneamente furono progettati edifici utilizzando delle scale minori; erano sicuramente più tristi ma erano anche più vere e meno strumentalizzabili a scopi trionfalistici, di propaganda o di regime. Alcuni architetti iniziarono la ricerca di una scala che non fosse né maggiore né minore: ad esempio una scala esatta, semplicemente esatta: come una scala a priori, che si era dimostrata utilissima perché consentiva di stabilire ordini rigorosi. Si pensò anche alle scale reali e si immaginarono edifici realizzati usando scale del poker o quelle del palazzo del re, anche se in città, nel frattempo, non c’erano già più né un casinò, né un re e neppure il suo palazzo.

La situazione peggiorò decisamente nelle epoche più recenti, quando i filosofi posero agli architetti una domanda: «Cosa, esattamente, deve essere misurato? Le altezze o le bassezze, la larghezza del corpo o la profondità dell’anima, il punto vita o la leggerezza dello spirito?». Le risposte furono molte ma tutte inconsistenti, vaghe e contraddittorie.

Con il tempo, purtroppo, la città divenne orfana; non vi era più nessun rapporto tra i suoi edifici, le piazze, le strade e la dimensione umana, e chi la vede adesso, come la sto vedendo io in questo momento, è portato a non avere più alcuna speranza riguardo al fatto che essa possa ritornare un giorno ad essere una città fatta per gli uomini.

È per questo motivo che mi chiedo cosa di preciso vengano a visitare tutti questi turisti che ogni giorno si ammassano ricoperti di costumi improbabili e parlano lingue sconosciute.

A volte ho come l’impressione che vengano qui per me. Sì, per osservare la sottoscritta che nuota in mezzo a queste costruzioni sommerse. Da come mi guardano, dal modo in cui mi girano intorno e dalla espressione dei loro volti, si direbbe che non abbiano mai visto una guida turistica. O più esattamente, una guida turistica come me. Forse sarà il colore arancione delle mie pinne? È per questo che mi guardano in un modo così strano? Talvolta mi chiedo: ma dove vivono? Come sono fatte le loro città, non hanno mai visto una città sommersa dal mare?

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