
Quando la nave attraccò sulla terraferma stava già facendo buio. Era freddo e la città attaccata al porto era immensa, piena di luci, di macchine e di autobus che viaggiavano carichi di gente. Mi ritrovai su una strada con grandi pozzanghere e i marciapiedi occupati da venditori ambulanti infreddoliti, tra i quali c’erano anche dei ragazzi arrivati da parti del mondo che neppure so dove sono. Ma non mi fermai con nessuno di loro.
Cercai invece di arrivare prima possibile nel posto che mi aveva indicato il mio amico Karim, prima della mia fuga dall’Istituto e con un po’ di fatica, e dopo aver camminato quasi un’ora, riuscii a trovarlo. Era l’indirizzo di un tizio, un certo Moussa; Karim mi aveva detto di andarci a nome suo perché lui mi avrebbe aiutato a trovare un modo per guadagnare un po’ di soldi e un posto dove dormire. Io avevo ringraziato Karim; lo avevo ringraziato perché sulla terraferma non conoscevo nessuno e un posto dove andare mi faceva comodo. Con lui eravamo diventati molto amici, e lui fu l’unico a cui dissi che sarei scappato dall’Istituto. Lui insistette molto perché non fuggissi e oggi so che sarebbe stato meglio se gli avessi dato ascolto.
L’Istituto non era un brutto posto ma i giorni erano troppo uguali l’uno a l’altro; e poi c’era quel vento, che la notte sentivo sbattere contro le finestre come se mi volesse dire qualcosa; sembrava proprio che venisse a chiamarmi e io non riuscivo a far finta di non sentirlo. Ma questo non lo dissi a Karim perché, anche se è un tipo sveglio, penso non mi avrebbe capito.
Che lui fosse davvero un ragazzo in gamba posso averne ancora oggi la conferma ripensando a come mi accolse quando, nell’estate in cui annegò la bambina straniera, arrivai all’Istituto insieme al dottore, il giorno in cui mi dimisero dall’ospedale: lui mi trattò fin dall’inizio come un suo fratello.
(continua)
J. Iobiz
Questa storia odora di mare, di barconi e di un sogno di nuova vita … 🙂 vedem che accade. Buongiorno ! Ho trovato il libro!!! Ti do una traccia… ha a che vedere con i coccodrilli 🤚 sei tu che lo hai scritto mi sa. Io e mio padre eravamo agli inizi dell’avvocato e l’ascensore. Riprenderò a leggerlo appena mi si quieterà l’animo. Sento ancora molto dolore per la mia perdita.
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Ormai sono solo un personaggio di fantasia, mi sono emancipato! Non ti fare ingannare da ciò che è troppo reale per essere anche vero
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Non ho chiesto eventuali conferme, ( anche se con quella”ormai” me le hai date) semplicemente ho riconosciuto tratti di penna e calamaio che sono parte di personaggi fantasiosi che fuoriescono dalla mente di chi li racconta. Ignaro mi hai regalato un momento di serenità nonostante il mio dolore perché mi hai riavvicinata col pensiero a mio padre ricordandomi un periodo bello di quando leggevano insieme! buona giornata.
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L’ha ripubblicato su Jakob Iobiz.
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