La teoria delle linee dritte – o degli elefanti imprudenti (1)

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Cari genitori,

vi scrive da quaggiù vostro figlio Emidio perché vi vuole raccontare del suo ultimo viaggio. Innanzitutto spera che stiate bene in salute e siate ancora insieme da qualche parte, non importa dove.

Sapete che vostro figlio è finito in un mondo torto e curvo dove non esistono linee dritte: anche quelle che appaiono diritte lo sono soltanto se si osservano da molto vicino, ma basta allontanarsi, anche di poco, e si vede bene che invece sono linee curve e storte. E siccome qui tutto quanto è storto, è anche normale che sia altrettanto storto tutto quanto ci sta dentro: uomini, persone, cose e animali, compreso gli scienziati locali che, per la verità, non sono neppure molto intelligenti.

Fortunatamente questo mondo è anche abbastanza vuoto; anzi, è molto vuoto. Ho scoperto che qui è tutto molto rarefatto e questo, tutto sommato, è un gran pregio perché se fosse pieno, dico già tutto pieno, sarebbe impossibile aggiungervi alcunché.

Avrete saputo, perché certamente qualcuno ve lo avrà già riferito – e forse lo avrò fatto anche io stesso in qualche precedente occasione, che però in questo momento non ricordo – che vostro figlio è partito da un po’ di tempo, anche se di preciso non saprebbe dire con esattezza da quanti mesi o anni. All’inizio del viaggio vostro figlio aveva con sé un orologio speciale che successivamente però ha perso – o molto più probabilmente gli è stato sottratto con l’inganno. Questo congegno era in grado di segnalare con estrema precisione quanto si stava allontanando dal punto di partenza. Purtroppo, a un certo momento, quel prezioso orologio ha smesso di funzionare e da quell’istante in poi è stato tutto un grande caos.

Prima di partire mi avevano avvertito che qualcosa di strano sarebbe potuto accadere, ma erano stati molto, molto vaghi su questo punto e altrettanto generici nelle spiegazioni, direi troppo vaghi e troppo generici nelle spiegazioni. Il tempo si sarebbe dilatato, così avevano detto, con l’aumentare della velocità ma tale variazione doveva rimanere non percepibile. Invece, all’improvviso, gli intervalli tra due tic del mio orologio hanno iniziato a rallentare sempre più, sino a quando c’è stato un ultimo intenso lampo di luce.

Voglio però rassicurarvi sulla circostanza che vostro figlio Emidio si è fatto onore e ha mantenuto la calma comportandosi da vero viaggiatore spaziale; ma quando il tempo si è fermato, un lampo accecante si è allungato verso di lui ed è rimasto tutto quanto illuminato. In quel momento la vista si è suddivisa in due parti: da un lato la luce abbagliante e dall’altro l’oscurità totale. È stato in quel preciso istante che vostro Emidio è finito qui dove si trova adesso, e cioè in questa parte di mondo dove non esistono linee dritte.

(continua)

J. Iobiz

5 pensieri su “La teoria delle linee dritte – o degli elefanti imprudenti (1)

  1. C’è un “tra due tic del mio orologio” che mi ha destabilizzato: come mai dalla seconda plurale alla prima singolare?
    Magari è solo un refuso, magari acquisirà senso con l’andare della narrazione… 🙂

    Piace a 1 persona

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