Andiamo a casa, Martin (Incipit)

(Incipit del racconto “Andiamo a casa, Martin” che fa parte della raccolta “Di Maremma e dintorni”)

Martin guardava fuori dal finestrino e intanto si sorreggeva con una mano alla maniglia sopra lo sportello tentando così di rimanere il più possibile indenne dalle scosse che facevano oscillare da una parte e dall’altra l’auto, mentre affrontava gli stretti tornanti che salivano verso la sommità della collina.

Non avrebbe saputo dire da quanto tempo non tornava a casa, non riusciva più a ricordarlo. Rammentava ancora bene però il suo paese, la collina dove esso sorgeva, i suoi genitori, la sua famiglia e il nonno Martino da cui aveva preso il nome, anche se tutti in realtà lo chiamavano Martin per distinguerlo dal vecchio. Quando il treno era arrivato ai piedi della collina dove abitavano i suoi genitori, Martin era sceso alla piccola stazione e aveva proseguito in autobus. Mentre questo saliva lungo i tornanti che conducevano al paese, le immagini che gli si presentavano davanti agli occhi erano sempre più distanti da quelle che lui ricordava. Era giunto in paese e aveva trovato sua sorella ad attenderlo alla fermata dell’autobus; anche lei era diversa da come la ricordava, adesso somigliava moltissimo alla mamma. L’aveva abbracciata a lungo mentre lei gli accarezzava i capelli, radi ma ancora neri sulla nuca, e nascondeva i singhiozzi.

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